Diagnosi prenatale

 

La maggior parte delle donne partorisce bambini sani, ma alcune madri hanno un rischio maggiore di dare alla luce un bambino con un'anomalia genetica. L'anamnesi personale e familiare fornisce informazioni importanti e gli esami fisici (ecografia) e biochimici possono aiutare a identificare le donne a rischio di avere un bambino con una malattia genetica. Le donne in gravidanza ad alto rischio beneficiano di procedure di diagnosi prenatale.

Esistono due procedure diagnostiche prenatali principali, l'amniocentesi e il prelievo dei villi coriali (CVS). La procedura seguita è determinata dallo stadio della gravidanza in cui viene effettuato il test.

Amniocentesi:
 
L'amniocentesi è una procedura medica in cui una piccola quantità di liquido amniotico viene rimossa dal sacco amniotico che circonda il feto nell'utero.
L'esame viene regolarmente eseguito a circa 16 settimane di gestazione (è consigliato tra le 14 e le 22 settimane). Un campione di liquido amniotico (20-40 ml) viene prelevato per via transaddominale sotto guida ecografica. Le cellule contenute nel liquido vengono coltivate e sottoposte a cariotipo. Oltre a rilevare la sindrome di Down, questa tecnica può essere utilizzata anche per la diagnosi prenatale in famiglie con riarrangiamenti cromosomici noti o in gravidanze con ecografie anomale.
La maggior parte delle cellule presenti nel liquido amniotico proviene dal feto e comprende fibroblasti, cellule epiteliali e amniociti. Le cellule adatte all'analisi genetica sono i fibroblasti e gli amniociti; la preparazione dei cromosomi da queste cellule fornisce un'immagine chiara dei cromosomi per l'osservazione al microscopio.
 
Prelievo dei villi coriali (CVS):

Viene prelevato un piccolo campione di placenta, per via transaddominale, sotto guida ecografica. Il prelievo dei villi coriali (CVS) può essere effettuato prima della gravidanza rispetto all'amniocentesi (tra le 10 e le 13 settimane di gestazione). Tuttavia, il risultato può essere leggermente meno affidabile dell'amniocentesi, a causa della possibilità di un mosaico placentare confinato.

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